Sempre più aziende si affidano a un Supply Chain Manager per ottimizzare logistica e catena di approvvigionamento. Chi è e che compiti svolge
La figura del Supply Chain Manager è una professione oggi ancora in scoperta ma che nell’ultimo periodo, soprattutto a causa della pandemia di Covid-19, ha acquisito enorme importanza.
Rappresenta infatti una preziosa risorsa nei settori del commercio e dell’industria e può rivelarsi molto utile per avviarsi con efficacia e velocità verso la trasformazione digitale.
Di cosa si occupa questo professionista? Quali competenze deve maturare per svolgere il proprio lavoro?
Vediamo ogni dettaglio in questo articolo.
Il Supply Chain Manager: Chi è e cosa fa in azienda
Il Supply Chain Manager è il responsabile della logistica ed è colui che in azienda si occupa della catena degli approvvigionamenti, della fornitura delle materie prime e della gestione degli acquisti e delle vendite.
Supervisiona ogni fase del ciclo produttivo e ricopre un ruolo chiave nell’intera filiera.
La sua funzione permette di ottimizzare i processi e l’organizzazione generale con efficienza e precisione, favorisce il funzionamento dell’ecosistema aziendale e riduce i costi in maniera duratura.
In particolare si distingue nei settori del commercio – inserendosi nelle nuove realtà dell’omnicanalità e dell’eCommerce – dei servizi e dell’industria di trasformazione dove si lavorano i semilavorati e le materie prime.
Nello specifico quali sono le mansioni di cui si occupa?
- Pianifica le entrate nel magazzino
- Gestisce i contatti con i fornitori
- Organizza i flussi di merci
- Pianifica le spedizioni e il trasporto delle merci
- Monitora le prestazioni e i KPI
- Utilizza software gestionali con cui analizzare dati
- Propone strategie e soluzioni che ottimizzano la logistica aziendale
- Esamina i tempi e i costi e individua delle alternative per ridurli
- Controlla la documentazione interna ed esterna legata agli approvvigionamenti
- Si accerta dell’integrità dei prodotti
- Pianifica la stabilizzazione della Supply Chain
- Rende l’intera catena un ecosistema interconnesso e digitale
Lo stipendio di un Supply Chain Manager
Essendo una professione molto richiesta e altamente specializzata, anche la retribuzione è più che buona.
All’estero, soprattutto negli Stati Uniti, le cifre sono altissime e si può arrivare a guadagnare più di 135.000 dollari annui.
In Italia, invece, dove ancora la figura del Supply Chain Manager deve crescere e consolidarsi, uno stipendio medio si aggira tra i 35.000 e 80.000 euro annui.
Bisogna ovviamente tenere conto anche del livello di esperienza del professionista e considerare che una figura Junior partirà da compensi più bassi rispetto a un Senior con una carriera già avviata.
Per i più esperti, infatti, le retribuzioni in Italia possono superare i 100.000 euro l’anno, soprattutto nelle grandi aziende di distribuzione dove si ha la possibilità di crescere e acquisire nuove competenze.
Competenze e responsabilità di un responsabile della logistica
Quali conoscenze bisogna acquisire per aspirare a diventare un Supply Chain Manager?
Un professionista di questo tipo possiede competenze legate al mondo della finanza, dell’economia e del management, utili per delineare una panoramica completa di ciò che accade in azienda.
Un Suppply Chain Manager ha buone conoscenze informatiche e sa come utilizzare software gestionali, piattaforme di analisi e reportistica.
È in grado di pianificare il budget e ha tutte le competenze per avviare processi di digitalizzazione e automazione.
Inoltre è una figura capace di gestire le risorse umane e di monitorare le prestazioni attraverso i KPI.
Parlando di soft skill, sono molto utili l’attitudine al problem solving, l’abilità organizzativa e di pianificazione, la propensione alla negoziazione e la capacità di analisi.
Infine è fondamentale saper lavorare in team e capire come porsi in una posizione di leadership creando un ambiente lavorativo funzionale e sereno.
Pianificare una catena logistica efficiente
Tra i compiti principali che deve affrontare un Suppluìy Chain Manager, possiamo individuarne 3:
– La Pianificazione e l’organizzazione di una catena logistica efficace ed efficiente
Perché un sistema sia efficiente e ogni anello della catena funzioni correttamente è necessaria una continua azione di controllo e monitoraggio, di ottimizzazione e collaborazione con gli altri operatori che lavorano nelle aree deputate a magazzino, distribuzione, trasporto ecc.
– La Gestione dei collaboratori e dei partner
Le risorse umane giocano un ruolo fondamentale per permettere un’operatività continua senza inefficienze e senza sprechi. Il Supply Chain Manager deve quindi sapersi rapportare ai vari lavoratori interni all’azienda ma anche ai partner esterni, come ad esempio i distributori e i trasportatori.
– La creazione di un terreno adatto a permettere la digitalizzazione del sistema
La digital transformation ha un ruolo determinante in ogni aspetto organizzativo e gestionale di un’azienda, incluse le attività di logistica e magazzino. Il Supply Chain Manager ha proprio il compito di facilitare il processo di digital transition e l’adozione delle nuove tecnologie come l‘Industrial IoT. Allo stesso tempo, deve garantire un uso corretto dei dati e un’azione di interoperabilità con le altre divisioni aziendali.
Come si diventa Supply Chain Manager?
Per intraprendere la professione di Supply Chain Manager si consiglia di frequentare un corso di laurea in Economia e Management o in Ingegneria, scegliendo preferibilmente Ingegneria Gestionale o Ingegneria dei Trasporti e della Logistica.
Chi desidera proseguire con gli studi potrebbe optare per un master a indirizzo economico, grazie al quale approfondire i diversi aspetti legati alla Supply Chain.
Si devono inoltre acquisire conoscenze informatiche per poter essere in grado di utilizzare al meglio software gestionali e strumenti che favoriscano la digitalizzazione aziendale.
A queste si devono aggiungere competenze specifiche legate alle tecniche della movimentazione e alla pianificazione aziendale che si possono maturare con corsi ad hoc o con l’esperienza sul campo.
Dal punto di vista giuridico non è previsto nessun obbligo e non sono pertanto necessarie abilitazioni o l’iscrizione ad albi professionali.